Nanni Copè, la sua Campania e quel rosso “maniacale

Forgiare un vino, in vigna e in cantina. “Realizzo 7500 bottiglie del rosso Sabbie di Sopra il Bosco e 2500 del bianco Polveri della Scarrupata. Il motivo di questa limitata produzione? L’azienda Nanni Copè è modellata sulle mie capacità: ho una piccola squadra che mi aiuta, ma curo tutto io. É una filosofia produttiva e di vita: creo il mio ideale di vino in maniera artigianale, misurandomi con me stesso.”
Nel 2007, il vignaiolo campano Giovanni Ascione, alias Nanni Copè dopo varie esperienze nella gestione di multinazionali – lavoro a lui congeniale – si mette in gioco in quella terra natia che conosce bene. “Ebbi un’occasione unica per iniziare: acquistare la vigna più bella delle colline Caiatine, nel casertano. In ventiquattr’ore la comprai: era Vigna sopra il Bosco, situata nella parte più alta di una meravigliosa collina”. Queste morbide colline miste a bosco e vigne – a mo’ di dune di sabbia alte fino a trecento metri, dal clima ventoso – sono note per le Arenarie di Caiazzo, arenarie purissime originarie della roccia madre dell’Appennino. Il vigneto – due ettari e mezzo, 40 anni d’età – è coltivato a Pallagrello Nero e Aglianico allevato con una specie di pergola aperta che lascia passare aria e luce. “La cantina è nel giardino di casa: l’ho disegnata e fatta a mia misura”.
Dopo aver comprato sei vecchi filari su suoli vulcanici vicino a casa, realizza nel 2105 l’espressivo bianco da uve Fiano e da viti Asprinio con un secolo di vita. Da pochi mesi ha presentato anche la preziosa R12, rara riserva del Sabbie.  “Sembrerò maniacale, ma catalogo ogni pianta in vigna: sono 3850 in totale. In cantina solo uva perfetta, poi non faccio molto. Il vino deve essere fresco, verticale, strutturato da peso medio e non da peso massimo”. Quando nel 2008 usci il caratteriale Sabbie di Sopra il Bosco, il riscontro sul mercato italiano e internazionale, immediato e positivo, diede spunto per alleggerire lo stile enologico dei rossi campani e di altri vini del Sud.

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